Il gruppo delle mantidi è molto antico, quando sulla Terra apparvero i primi uomini, questi insetti esistevano già da circa 30 milioni di anni! La colorazione vivace, anche nelle tonalità del rosa e del verde brillante, ed i disegni lungo il corpo, permettono a queste specie di mimetizzarsi perfettamente con i fiori sui quali si posano, in attesa della preda.
Un esempio emblematico è la mantide orchidea (Hymenopus coronatus). È una specie che abita le foreste tropicali di tutto il mondo eccetto l'Australia. Le espansioni fogliari simili a petali sulle tibie e la vivace colorazione fanno sì che la mantide assomigli moltissimo alle orchidee in cui si nasconde. Questa somiglianza le garantisce una mimetizzazione perfetta: i predatori come uccelli e lucertole la scambiano per un'orchidea. Immobile la mantide attende che una vittima si avvicini. L'unico suo movimento è un lento dondolio che la fa rassomigliare ad un delicato fiore che ondeggia per la brezza. Ignari del pericolo piccoli insetti si posano sul fiore per cibarsi del dolce nettare; quando uno di essi raggiunge la portata delle potenti zampe raptatorie della mantide, scatta l'attacco e il piccolo insetto non può nulla contro la forza imponente delle zampe armate di spine acuminate.
Il granchio samurai (Heikea japonica) è una specie endemica che vive nelle acqua giapponesi e deve il suo nome alla presenza di un carapace simile a una maschera kabuki. Il nome del genere, Heikea, deriva dal clan giapponese degli Heike, che furono sconfitti nella battaglia navale di Dan-no-Ura (1185) dal clan rivale dei Genji. Secondo la leggenda, gli spettri dei guerrieri Heike annegati ora dimorano sul fondo marino dentro il corpo dei granchi Heikea japonica, i quali presentano sul carapace un disegno che ricorda esattamente la ghigna di un guerriero samurai.
Lo sapevate che nel lontano Sud-est asiatico esiste una specie di delfino di colore rosa? il suo nome è Susa indopacifica (il cui nome scientifico è Sousa chinensis), è un cetaceo della famiglia Delphinidae.
Vivono lungo le coste cinesi e questa colorazione non è dovuta alla presenza di particolari pigmenti, ma deriva dalla grande abbondanza di vasi sanguigni sottocutanei che servono per la termoregolazione.
Gli adulti sono lunghi circa 220-250 cm e pesano mediamente dai 150 ai 230 Kg. Sono abbastanza socievoli e di solito vivono in piccoli gruppi formati da 3 o 4 individui.
Le femmine raggiungono la maturità sessuale all'età di 10 anni, mentre i maschi a circa 13. Il periodo riproduttivo va dalla fine dell'estate fino all'autunno, dove raggiungono le aree di riproduzione (in Sud Africa e in Australia), e le femmine partoriscono ogni 3 anni. La gestazione dura circa un anno e i piccoli rimangono con la madre fino a quando non sono in grado di procurarsi il cibo da soli.
L'albero più antico del mondo, il Pino di Wollemi (Wollemia nobilis), non corre più il pericolo di estinguersi. L’habitat naturale di questa conifera, appartenente alla famiglia delle araucariacee e che può arrivare a sfiorare i 40 m di altezza, è situato nell'emisfero meridionale. Fino a non molto tempo fa si riteneva che questa specie si fosse estinta 110 milioni di anni fa ma, dopo la scoperta in Australia, ne sono state localizzate popolazioni isolate in America Latina, Nuova Caledonia, Nuova Guinea e Nuova Zelanda. Nel 1994 furono censiti 76 alberi e 200 arbusti in crescita e, nonostante ulteriori rinvenimenti, questo pino rimane uno degli alberi più rari di tutto il pianeta. Per motivi di sicurezza è stato deciso di non rivelare l'esatta posizione della foresta di pini di Wollemi (che, d'altra parte, è in una zona già di per sé difficilmente accessibile) ed è stato avviato un piano basato sull'allevamento in vivaio di 400 piantine, con le quali avviare un programma di propagazione dell'albero più antico di tutti.
Le piante carnivore sono delle particolari piante adattate a ricavare le sostanze nutritive dalla digestione delle proteine degli animali che intrappolano in particolare insetti ed altri artropodi, al fine di ottenere i nutrienti essenziali per la loro crescita.
Questa singolare caratteristica è il risultato di un adattamento a quegli ambienti, come paludi, torbiere o rocce affioranti, in cui il suolo per la forte acidità è povero o privo di nutrienti e in particolar modo d'azoto. Queste piante, infatti, presentano radici piuttosto piccole, mentre possiedono un sistema complesso di foglie modificate che fungono da vere e proprie trappole. Ne esistono diversi tipi:
· Trappole ad ascidio: le prede vengono intrappolate all'interno di una foglia arrotolata a forma di caraffa, contenente enzimi digestivi e/o batteri;
· Trappole adesive: la cattura avviene tramite una mucillagine collosa secreta dalle foglie;
· Trappole a scatto o a tagliola: un rapido movimento delle foglie immobilizza l'animale al loro interno;
· Trappole ad aspirazione: la preda viene risucchiata da una struttura simile ad una vescica;
· Trappole a nassa: presentano dei peli che dirigono forzatamente la preda all'interno dell'organo digestivo.
Queste trappole possono essere classificate anche come attive o passive, in base alla partecipazione della pianta alla cattura.
La rana toro (Lithobates catesbeianus), conosciuta anche come rana bue per il suo particolare gracidio che può ricordare il muggito dei bovini, è un anfibio anuro della famiglia Ranidae. È originario del Nord America ed è uno dei più grossi anfibi, capace di raggiungere i 20 cm di lunghezza (zampe escluse).
Questa specie oltre ad essere nota per la sua importanza nella ricerca biomedica e nella cultura, è molto apprezzata anche nel mercato alimentare, in particolar modo per le sue zampe. Purtroppo vi è una tale richiesta di questa specie in Europa (soprattutto in Francia) e negli Stati Uniti, che le popolazioni si sono ridotte drasticamente, sia a causa dello sfruttamento eccessivo sia per il prosciugamento e inquinamento delle zone umide. Negli Stati Uniti e in Europa si è tentato di allevare le rane toro in cattività, ma senza esiti positivi. Infatti queste rane sono mangiatrici voraci che di solito accettano, cacciando, solo prede vive quali insetti, gamberi e altre rane.
Il Granchio gigante del Giappone, il cui nome scientifico è Macrocheira kaempferi, è il più grande invertebrato vivente della Terra. Appartenente alla divisione degli artropodi e da adulto può raggiungere un’estensione di circa 4 metri grazie alle lunghe zampe, mentre il corpo centrale non supera generalmente i 40 centimetri di ampiezza. Questo particolare essere vivente vive nei fondali dell’Oceano Pacifico a una profondità di circa 400 metri. Nonostante il suo aspetto poco rassicurante, il Granchio gigante del Giappone è un crostaceo estremamente pacifico e timoroso dell’uomo. A causa delle sue zampe molto lunghe e articolate, questo animale viene spesso pescato accidentalmente dai pescherecci che praticano la pesca a strascico al largo delle coste giapponesi. Gli esemplari più fortunati, e che non vengono pescati, raggiungono anche i cento anni di vita.