“…ci metterei la firma per arrivare a quell’età…” è un’esclamazione che sentiamo abbastanza di frequente nella nostra vita quotidiana, frutto di una genuina invidia nei confronti di quelle persone che per la fortuna o grazia ricevuta raggiungono un’età ragguardevole e a volte ne rimaniamo anche stupefatti della loro costante lucidità e dinamicità.
Nel mondo animale sono diverse le specie di vertebrati e invertebrati particolarmente longevi e tra queste, vi sembrerà strano, ci rientriamo anche noi essere umani seppure piazzati alle ultime posizioni di una pseudo classifica. La nostra età massima che non intenderò qui ricordarla per non suscitare paranoie (salvo ovviamente le eccezioni) è paragonabile, ad esempio, a quella del Pappagallo cinerino oppure al Cacatua ciuffogiallo o ancora al Coccodrillo australiano. Tra i vertebrati, la specie in assoluto più longeva è lo Squalo della Groenlandia che può addirittura sfiorare i 400 anni.
Con questo post desideravo però soffermarmi sulla simpaticissima Testuggine delle Galapagos (Chelonoidis niger), rettile molto longevo che può raggiungere circa 175 anni. Il segreto della sua lunga vita risiede nella capacità di produrre delle copie “extra” di alcuni geni che li aiutano a proteggerli dai danni dell’invecchiamento, incluse malattie gravi come il cancro. In altre parole, grazie ad un processo di “morte cellulare programmata” le cellule si autodistruggono prima ancora che abbiano la possibilità di sviluppare mutazioni dannose come il cancro.
Come è facile intuire, lo studio di tali meccanismi biologici naturali potrebbe avere enormi risvolti per la salute umana e per il trattamento di alcune patologie molto gravi.