In natura esistono somiglianze fisiche, sia fra le specie animali che fra quelle vegetali.
Tali somiglianze possono essere il risultato di caratteristiche fenotipiche (morfologiche e funzionali) quali espressione della costituzione genetica di un organismo e del suo legame con un dato ambiente, oppure di una strategia molto diffusa in natura, chiamata “mimetismo”.
Nel primo caso, la similitudine fra due specie è quasi sicuramente dovuta, come nella maggior parte dei casi, da un rapporto stretto di parentela (come di individui appartenenti alla stessa Famiglia sistematica) decisamente evidente ad esempio tra il Leopardo e il Giaguaro, oppure tra la Taccola e la Cornacchia grigia, all’interno del regno animale, o ancora tra la Farnia e il Rovere, in quello vegetale, e così via…
Nel mimetismo, invece, una specie anche molto distante da un’altra dal punto di vista parentale (naturalmente lo stesso discorso vale anche tra un essere vivente con un dato ambiente, vedi il caso del mitico “trasformista” Camaleonte) può assomigliargli anche solo per un particolare specifico, con lo scopo di trarne un vantaggio. E’ un po’ quello che accade negli insetti appartenenti ad ordini diversi, come ad esempio tra i ditteri, in cui vi rientrano le fastidiosissime mosche, e gli imenotteri, insetti dotati di una complessa struttura sociale come le formiche, api, vespe e calabroni.
La gran parte delle specie appartenenti a queste due categorie, in genere, non si assomigliano per nulla fra loro, fatta eccezione per una particolare famiglia di ditteri, i Sirfidi, che possiedono un addome con la colorazione a bande gialle e nere molto simile a quello delle vespe e calabroni, alle quali cercano in tutti i modi assomigliargli per sfruttare il loro stesso messaggio di “attenzione o pericolo” rivolto ai predatori, ma che a differenza di loro non sono assolutamente in grado di concretizzare nel caso dovessero trovarsi a tu per tu con un intrepido antagonista.
A volte però esistono delle similitudini davvero sbalorditive addirittura tra specie appartenenti a regni differenti (vegetale e animale). Solo per citarne alcune: il caso della Mantide orchidea, un altro insetto questa volta dell’ordine degli Ortotteri che abita le foreste tropicali di tutto il mondo eccetto l’Australia che, grazie alla sua singolare colorazione vivace (nella tonalità che va dal rosa al verde brillante) e ai disegni lungo il suo corpo, possiede la capacità di mimetizzarsi perfettamente con i fiori delle orchidee sui quali si posano, in attesa della loro preda.
Le orchidee sono piante caratterizzate da una notevole variabilità di forme e colori. Ne esistono circa 19.500 specie in tutto il mondo che si prestano bene, chi più chi meno, ad essere imitate e perché no, anche ad imitare come il caso dell’Orchidea scimmia (Dracula simia) detta anche Orchidea dracula in quanto cresce nelle foreste ombrose spesso attraversate da una fitta nebbia, richiamando l’habitat spettrale del famoso Conte. Molto più pertinente è invece il soprannome che le viene attribuito di Orchidea scimmia per il disegno della sua corolla che vista frontalmente ricorda proprio il viso di una scimmia; infatti se osserviamo una sua foto, la somiglianza è davvero impressionante!
Si tratta di un orchidea sempreverde diffusa nelle foreste tropicali dell’Ecuador e della Colombia, solitamente posizionate alla base degli alberi con i fiori costituiti da 3 sepali arrotondati, alle volte uniti alla base, e con le foglie sottili che possono raggiungere una lunghezza tra i 15 ed i 30 cm. Cresce durante tutto l’arco dell’anno e non entra mai in riposo vegetativo, aspetto che purtroppo non consente di stabilire con esattezza il momento preciso della sua fioritura e con la relativa esibizione della “scimmia che è in lei”.