Risultati immagini per Omphalotus olearius

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tassonomia e nomenclatura

  • Regno: Fungi

  • Divisione: Basidiomycota

  • Classe: Agaricomycetes

  • Ordine: Agaricales

  • Famiglia: Omphalotaceae

  • Genere: Omphalotus

  • Specie: Omphalotus olearius (DC.) Singer, 1947

Sinonimi principali:

  • Agaricus olearius DC. (1815)

  • Pleurotus olearius (DC.) Kummer (1871)

  • Clitocybe olearius (DC.) Quél.

  • Lampteromyces olearius (DC.) Sing.


Nomi comuni

  • Italiano: Fungo dell’olivo, Omphaloto dell’olivo

  • Inglese: Jack-o'-lantern mushroom

  • Francese: Clitocybe de l’olivier

  • Tedesco: Ölbaumpilz


Morfologia macroscopica

Cappello
Diametro tra 5 e 15 cm, talvolta oltre. Forma inizialmente convessa, poi distesa e infine leggermente imbutiforme. Margine involuto da giovane, poi disteso. Cuticola liscia e lucida, di colore giallo-arancio o arancio vivo, con riflessi oleosi soprattutto negli esemplari freschi.

Lamelle
Molto fitte, decorrenti sul gambo, giallo-aranciate, con tendenza a virare leggermente al bruno con l’età. In condizioni di oscurità totale possono risultare bioluminescenti, emettendo una debole luce verdognola (fenomeno visibile in ambienti completamente bui).

Gambo
Alto 5–15 cm, spesso 1–3 cm, cilindrico e spesso curvo, con base leggermente ispessita. Colore arancio intenso o arancio rossastro, più scuro alla base. Carne fibrosa, coriacea nei soggetti maturi. Privo di anello.

Carne
Compatta, fibrosa, arancio-giallastra, leggermente più scura alla base del gambo. Odore fruttato o leggermente rancido. Sapore amarognolo e sgradevole.


Morfologia microscopica

Spore ellissoidali, lisce, amiloidi, 7–11 × 5–7 µm. Sporata bianca in massa. Basidi tetrasporici. Presenza di cistidi pleurocistidi e cheilocistidi. Trama lamellare divergente.


Habitat ed ecologia

Saprofita (non micorrizico). Cresce su ceppaie, radici o tronchi di olivo, ma anche su altre latifoglie come castagno, quercia, faggio. Predilige ambiente caldo-mediterraneo, specialmente in terreni calcarei. Comune in oliveti, margini boschivi, parchi alberati. Fruttifica dalla fine dell’estate all’autunno (agosto–novembre), spesso in cespi numerosi e densi.

Presente in tutta l’area mediterranea, Europa meridionale, Nord Africa e Asia Minore.


Commestibilità e tossicità

Tossico, anche in piccole quantità. Non mortale, ma provoca gravi sindromi gastrointestinali.

Sintomi: nausea, vomito, crampi addominali, diarrea profusa. I sintomi insorgono tra 30 minuti e 2 ore dopo l’ingestione.

Tossine: presenti illudine e derivati (sesquiterpeni tossici), termoresistenti e non eliminabili con la cottura.

Specie simili:

  • Cantharellus cibarius (gallinaccio): commestibile, ma confuso dai raccoglitori inesperti per via della colorazione e delle “pseudo-lamelle” (che nei cantarelli sono pieghe smussate e non vere lamelle).

  • Clitocybe aurantiaca (= Hygrophoropsis aurantiaca): meno comune e confondibile solo superficialmente.

  • Omphalotus illudens: specie americana molto simile, tossica anch’essa.


Aspetti chimici e biochimici

Contiene illudine S e M, composti tossici stabili al calore, capaci di provocare danni citotossici a livello epatico e intestinale. La bioluminescenza è dovuta all’enzima luciferasi fungina che agisce su composti luciferinici in presenza di ossigeno.


Valore ecologico e interazioni

Importante decompositore del legno morto. Aiuta la degradazione della lignina nei boschi e oliveti, contribuendo al ciclo del carbonio. Può danneggiare ceppaie e tronchi di olivo se presente in grandi quantità. Attira insetti notturni grazie alla bioluminescenza.


Curiosità e note storiche

Il nome “olearius” fa riferimento al suo habitat tipico in prossimità di olivi.
Il fenomeno della bioluminescenza è noto da secoli e ha ispirato leggende sul “fungo fantasma” o “lampada della foresta”.
Nonostante il colore attraente e il profumo fruttato, è responsabile di numerosi casi di intossicazione annuale, soprattutto tra raccoglitori inesperti.


Conservazione e status

Specie non minacciata. Comune in ambienti mediterranei ben conservati, ma anche in contesti antropizzati (oliveti). La sua presenza può indicare ceppaie in decomposizione e attività microbiche del suolo attive.

 

Autore: Roberto Vatore