Nell'Europa dell'età medioevale era credenza comune che alcune specie di farfalle fossero in realtà anime di strega, motivo per cui venivano considerate foriere di sventure. Il loro apparire era interpretato come l'annuncio di un male prossimo e ineludibile.
L'abitudine di molte farfalle di avvicinarsi a sostanze liquidi o dolci per succhiarle, era vista come il proposito di mandare a male le riserve di latte e burro. Allo stesso modo, vedere volteggiare farfalle su un campo di grano era considerato il segno della perdita dell'anima del cereale, fatto che spingeva i contadini ad adottare complessi rituali per salvare il raccolto. In altre zone del Mediterraneo esisteva un terrore autentico per le sfingidi, farfalle notturne dalla grande apertura alare e dal corpo carnoso. Un famoso rappresentante di questa famiglia è la Acherontia atropos, che mostra sul torace un disegno che ricorda con molta chiarezza un teschio. Per questo motivo è conosciuta come "Sfinge testa di morto". Per contro, in Italia, è comune una sfingide considerata da secoli portatrice di buona fortuna. Si tratta della "Sfinge del gallo", Macroglossum stellatarum, molto simile a un colibrì, che si può vedere svolazzare fra i fiori dei giardini. Questa farfalla non supera i 5 centimetri, vola durante il giorno e migra. Tutto ciò lo ha resa familiare agli abitanti delle zone in cui vive, però non ha liberato le altre sfingi dalla superstizione.