Amanita vaginata

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tassonomia e nomenclatura

  • Regno: Fungi

  • Divisione: Basidiomycota

  • Classe: Agaricomycetes

  • Ordine: Agaricales

  • Famiglia: Amanitaceae

  • Genere: Amanita

  • Specie: Amanita vaginata (Bull.) Lam., 1783

Sinonimi principali:

  • Agaricus vaginatus Bull. (1782)

  • Amanita grayana P.D. Orton

  • Amanita fulva var. vaginata (Bull.) Gillet

 

Nomi comuni

  • Italiano: Ovolo grigio, Amanita vaginata, Tignosa vaginata

  • Inglese: Grisette

  • Francese: Amanite vaginée

  • Tedesco: Grauer Wulstling


Morfologia macroscopica

Cappello

Diametro variabile da 5 a 12 cm, talvolta fino a 15 cm. Inizialmente emisferico, poi convesso, infine appianato con il centro depresso. La superficie è liscia, leggermente vischiosa con tempo umido, di colore variabile dal grigio-argenteo al grigio-brunastro, talvolta con tonalità olivastre. Può essere ornato da residui del velo generale sotto forma di piccole placche o fiocchi, ma spesso è nudo. Il margine è profondamente striato.

Lamelle

Fitte, libere o leggermente adnate, bianche o con sfumature crema pallido, talvolta con riflessi grigiastri nei soggetti maturi. Non arrossano al tocco.

Gambo

Alto 8–15 cm, talvolta fino a 20 cm, spesso 0.8–2 cm, cilindrico, slanciato, talora leggermente ingrossato alla base. Di colore biancastro con riflessi grigio-argentei, privo di anello. Alla base è presente una volva membranosa, biancastra o grigiastra, persistente e ampia, che avvolge il piede a mo' di sacchetto.

Carne

Sottile, bianca o grigiastra, compatta nel cappello, fibrosa nel gambo. Odore mite, fungino, talvolta appena acidulo. Sapore dolce e gradevole.


Morfologia microscopica

  • Spore: ellissoidali, lisce, inamiloidi, 9–12 × 6–8 µm.

  • Basidi: tetrasporici, clavati.

  • Cheilocistidi: rari o assenti.

  • Trama lamellare: subregolare.

  • Volva: di struttura filamentosa, priva di cellule inflazionate.


Habitat ed ecologia

Specie micorrizica. Cresce in boschi di latifoglie (faggi, querce, castagni) e conifere (abeti, pini), spesso su suoli acidi o sabbiosi. Tollera anche ambienti disturbati come i margini dei sentieri. Fruttifica dalla tarda primavera all’autunno, da maggio a novembre, con picchi in estate-autunno. Presente in tutta Europa, Asia temperata e America settentrionale.


Commestibilità e tossicità

Commestibile con cautela, ma sconsigliata ai raccoglitori inesperti a causa della somiglianza con specie tossiche dello stesso genere.

  • Va consumata solo ben cotta.

  • Non contiene emolisine come A. rubescens, ma può essere confusa con specie pericolose.

Specie simili:

  • Amanita fulva: simile ma con cappello più fulvo e volva più fragile.

  • Amanita battarrae: simile ma generalmente con cappello più brunastro e margine meno striato.

  • Amanita phalloides (in forma grigiastra): mortale, ma si distingue per la presenza dell'anello e margine non striato.

  • Amanita argentea: tossica, con colori simili ma portamento diverso.


Aspetti chimici e biochimici

  • Spore inamiloidi (non reagiscono allo iodio di Melzer).

  • La carne non vira né al ferro solfato né alla fenolftaleina.

  • Non sono note tossine specifiche in questa specie, ma può accumulare metalli pesanti dai substrati contaminati.


Valore ecologico e interazioni

  • Amanita vaginata è un importante fungo simbionte micorrizico, capace di stabilire relazioni mutualistiche con numerose piante forestali, contribuendo all’assorbimento di acqua e nutrienti.

  • Favorisce la biodiversità del suolo.

  • È consumata da vari artropodi micofagi, come larve di ditteri, coleotteri e limacce.


Curiosità e note storiche

  • Il nome “vaginata” deriva dalla presenza della volva a forma di vagina che avvolge la base del gambo.

  • Descritta da Bulliard nel XVIII secolo, è tra le Amanita più riconoscibili e studiate.

  • Non presenta anello, caratteristica inusuale nel genere.

  • È tra le poche Amanita considerate “commestibili”, ma è sempre soggetta a riserve e prudenza.


Conservazione e status

  • Non minacciata.

  • Abbondante e diffusa in aree forestali ben conservate.

  • Può essere considerata indicatore di ecosistemi stabili.

  • La raccolta va fatta con rispetto, evitando il prelievo eccessivo e prestando attenzione alle possibili confusioni micidiali.

 

Autore: Roberto Vatore