Tassonomia e nomenclatura
Regno: Fungi
Divisione: Basidiomycota
Classe: Agaricomycetes
Ordine: Agaricales
Famiglia: Physalacriaceae
Genere: Armillaria
Specie: Armillaria mellea (Vahl) P. Kumm., 1871
Sinonimi principali:
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Agaricus melleus Vahl (1790)
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Armillariella mellea (Vahl) Karst. (1881)
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Lepidota mellea (Vahl) Gray (1821)
Nomi comuni
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Italiano: Chiodino, Fungo di miele, Fungo del miele
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Inglese: Honey fungus
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Francese: Armillaire couleur de miel
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Tedesco: Hallimasch
Morfologia macroscopica
Cappello
Diametro variabile da 4 a 12 cm (fino a 15 cm). Emisferico da giovane, poi convesso e infine piano o leggermente infossato. La cuticola è liscia o leggermente squamosa, viscida con umidità. Colore giallo-miele, talvolta con toni brunastri o olivastri. Può presentare piccole scaglie scure al centro.
Lamelle
Fitte, adnate o leggermente decorrenti, inizialmente biancastre poi giallo-crema. Non cambiano colore alla manipolazione.
Gambo
Alto 5–15 cm, spessore 0.5–2 cm, cilindrico, spesso curvo e con base rigonfia. Di colore biancastro o giallastro, ricoperto da fibrille longitudinali brunastre. Presente un anello persistente e membranoso, bianco nella parte superiore, brunastro in quella inferiore.
Carne
Bianca, compatta, leggermente fibrosa nel gambo. Odore fungino, gradevole. Sapore dolce o lievemente amarognolo nei carpofori più vecchi.
Morfologia microscopica
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Spore: ellissoidali, lisce, inamiloidi, 7–9 × 5–6 µm.
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Basidi: tetrasporici.
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Cheilocistidi: clavati o fusiformi, spesso numerosi.
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Trama lamellare: di tipo bilaterale.
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Pileipellis: cutis formata da ife parallele.
Habitat ed ecologia
Specie saprotrofa e parassita facoltativa. Cresce alla base di alberi vivi o su ceppaie, provocando marciume radicale e del colletto. Preferisce boschi di latifoglie (querce, castagni, faggi), ma presente anche su conifere. Ama terreni freschi e ricchi di sostanza organica.
Fruttifica in gruppi cespitosi, da settembre a dicembre, soprattutto in ambienti umidi. Diffusa in tutta Europa, Asia temperata, Nord Africa e Nord America.
Commestibilità e tossicità
Commestibile con cautela, solo previa bollitura prolungata (almeno 15–20 minuti) e successiva eliminazione dell’acqua di cottura. Alcuni individui possono comunque manifestare intolleranze.
Tossico da crudo o mal cotto, per la presenza di emolisine termolabili e sostanze gastroirritanti.
Sintomi da consumo non corretto: nausea, vomito, dolori addominali, diarrea.
Particolarmente sensibili risultano alcune persone di età avanzata o con apparato digerente delicato.
Specie simili
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Armillaria gallica: più tozza, con gambo bulboso e spore più piccole.
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Armillaria ostoyae: simile, ma con colorazione più scura e habitat prevalentemente su conifere.
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Pholiota spp.: non ha anello membranoso e spesso odore sgradevole.
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Hypholoma fasciculare: velenosa, con cappello giallo e lamelle verdi/olivastre.
Aspetti chimici e biochimici
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Contiene emolisine che causano la lisi dei globuli rossi in vitro (inattivate dal calore).
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Comprovata presenza di fenoli, polisaccaridi e composti aromatici volatili.
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Alcuni studi indicano attività antimicrobica e antiossidante nei composti estratti da micelio coltivato.
Valore ecologico e interazioni
Specie chiave negli ecosistemi forestali. La sua attività parassitaria può causare la morte di alberi, ma anche contribuire al riciclo della materia organica.
Le sue ifae rizomorfe, scure e ramificate, si propagano nel suolo permettendone l’espansione e la sopravvivenza in assenza di carpofori.
Interazioni biologiche:
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Consumata da insetti saprofagi, chiocciole, roditori e caprioli.
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Può competere con altre specie fungine per lo spazio e le risorse nel legno morto.
Curiosità e note storiche
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Il nome “mellea” deriva dal latino mel, miele, per il colore tipico del cappello.
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Conosciuta e raccolta fin dall’antichità, è tra i funghi più popolari in Europa dell’Est.
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Alcuni ecotipi possono svilupparsi anche senza fruttificare per molti anni, formando reti di rizomorfe estese per decine di metri.
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Una colonia clonale di Armillaria ostoyae in Oregon è considerata uno degli organismi viventi più grandi e antichi della Terra.
Conservazione e status
Specie non minacciata, anzi talvolta considerata infestante per le sue capacità parassitarie.
Importante indicatore di equilibrio ecologico, ma la sua proliferazione può segnalare stress o declino delle comunità arboree.
Monitorata in ambito forestale per i danni che può arrecare a impianti arborei e frutteti.
Autore: Roberto Vatore